Messa in scena e regia Giorgio Gori
Con Angelica Pula, Giorgio Gori e Fabiola Zossolo
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Ott 25
Messa in scena e regia Giorgio Gori
Con Angelica Pula, Giorgio Gori e Fabiola Zossolo
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Ott 19
Nel pomeriggio del 18 ottobre alla Festa del Cinema di Roma – presso Spazio “Lazio Terra di Cinema” della Regione Lazio (Auditorium Parco della Musica) – ha avuto luogo la proiezione, in anteprima nazionale, del cortometraggio “The Humanitarian Flight” (Volo umanitario), l’unico documento storico del primo volo umanitario italiano organizzato da Caritas Italiana e Open Arms, partito da Varsavia (Polonia) il 22 marzo 2022 a due settimane dallo scoppio della guerra in Ucraina.
A marzo 2022 il filantropo e produttore cinematografico argentino Enrique Piñeyro, fondatore di Open Arms, con il suo Boeing privato da 330 posti parte dall’aeroporto di Fiumicino con presenti a bordo solo gli operatori di Caritas Italiana, della stessa Open Arms e la mini-troupe organizzata dal giovane produttore e attore italiano Andrea Garofalo. Sia gli operatori che la troupe non potranno scendere dall’aereo per ragioni diplomatiche e passeranno un’intera giornata all’interno di quest’ultimo. Il documentario mostra un aereo vuoto che parte da Roma e che poi si riempie esclusivamente di donne e bambini ucraini, accolti nelle Caritas diocesane in Italia.
Il produttore di Waterclock production Andrea Garofalo dichiara: «Attraverso questo nostro breve documentario abbiamo voluto dare speranza in uno dei momenti più tragici della storia recente attraverso gli occhi dei bambini che grazie alla loro innocenza e inconsapevolezza riempivano con gioia quell’aereo come se fosse un bel viaggio nonostante i loro padri siano dovuti rimanere a combattere nel loro paese. È proprio quell’innocenza e inconsapevolezza dei bambini a rappresentare la nostra unica speranza per un mondo migliore».
A moderare l’incontro la giornalista e psicoterapeuta Barbara Fabbroni che dichiara: «“Il volo umanitario” affronta con delicatezza e cura uno dei momenti più tristi della storia recente: il conflitto Ucraina-Russia. Sei minuti pregnanti e densi di significati significanti narrati attraverso la macchina da presa durante i quali lo spettatore ha la possibilità vivere momenti salienti del conflitto bellico a due settimane dal suo inizio. Ciò che emerge è la dignità nonostante lo smarrimento, la speranza che affiora dalla desolazione, la fiducia nell’altro che si coniuga all’interno di una declinazione cesellata dall’incontro che protegge. È una pellicola che buca l’anima regalando allo spettatore la possibilità di riflettere sulla vita, sul senso e il significato dell’esserci, poiché nonostante tutto l’esistenza è: grazia e mistero».
All’evento ha partecipato inoltre il Direttore di Caritas Italiana Don Marco Pagniello che ha dichiarato: «Abbiamo scelto di documentare questo nostro primo volo perché volevamo raccontare attraverso il linguaggio del documentario quello che, come Caritas, stavamo realizzando nell’accoglienza dei tanti profughi dell’Ucraina, in fuga dalla guerra e dalle sue devastazioni. Volevamo così mostrare la prossimità della Chiesa italiana a queste persone e raccontare anche le loro fatiche e speranze in un futuro migliore».
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Ott 14
Il 18 ottobre 2023 alle ore 17:45 durante la Festa del Cinema di Roma presso Spazio “Lazio Terra di Cinema” della Regione Lazio – AuditoriumArte – Auditorium Parco della Musica si svolgerà la proiezione, in Anteprima Nazionale, del cortometraggio “The Humanitarian Flight”. Sei minuti intensi all’interno di una narrazione che buca l’anima. All’evento interverranno Don Marco Pagniello direttore di Caritas italiana e Andrea Garofalo produttore di Waterclock Production. Moderatrice la giornalista Barbara Fabbroni.
Il corto documentario “The Humanitarian flight” è l’unico documento storico del primo volo umanitario italiano organizzato da Caritas italiana e Open Arms, partito da Varsavia il 22 marzo 2022 a due settimane dallo scoppio della guerra in Ucraina.
La storia: L’attore e produttore cinematografico argentino Enrique Pineyro con il suo Boeing privato da 330 posti parte con il suo aereo vuoto dall’aeroporto di Fiumicino con presenti solo gli esponenti e operatori di Caritas italiana, Open Arms e la mini-troupe organizzata dal giovane produttore e attore italiano Andrea Garofalo della Waterclock production. Sia gli operatori che la troupe non potevano scendere dall’aereo per ragioni diplomatiche e hanno passato un’intera giornata all’interno di quest’ultimo. Il documentario mostra un aereo vuoto che parte da Roma e che poi si riempie esclusivamente di donne e bambini ucraini.
Il documentario mostra l’inconsapevolezza e l’incoscienza di quest’ultimi che si imbarcano sull’aereo in uno dei momenti più drammatici della storia recente. È proprio quell’innocenza e inconsapevolezza dei bambini documentata nel cortometraggio a rappresentare la nostra unica speranza per un mondo migliore.
Cosa significativa e degna di nota: il documentario non ha regia. È stato filmato da due filmmaker coordinati dal produttore Andrea Garofalo che ha seguito i consigli del regista Vincenzo Marra.
Ufficio Stampa: Giuseppe Zaccaria
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Ott 07
Barbara Fabbroni
Dal 5 all’ 8 ottobre alla Sala Lysistrata in Roma andrà in scena lo spettacolo: “Mi fido di te” da un’idea di Sasà Russo e Gianpaolo Quarta. “Mi fido di te” è uno spettacolo che tratta il tema dell’amicizia, quella vera, fedele. Sappiamo quanto questo argomento è essenziale nella vita, nelle relazioni e nell’incontro con l’altro. L’amicizia è quel sentimento di incontro che crea un’alchimia tra l’Io e il Tu. Marco e Fabio, due quarantenni uniti da una profonda amicizia trentennale, si trovano ancora una volta a supportarsi, davanti a nuovi imprevisti che la vita sbatte loro in faccia.
Da una parte, Marco, uomo dal cuore buono e dall’irrefrenabile passionalità nei confronti della vita, dall’altra, Fabio, uomo rispettoso, altruista, ma molto spesso rigido e distaccato verso tutti e tutto.
Un connubio amicale davvero imprescindibile, nei confronti del quale i protagonisti trovano sempre riparo e sostegno vicendevolmente, nonostante le loro esponenziali differenze. Se per Marco, Fabio è un punto di riferimento assoluto, per Fabio, Marco è la parte più pura e umana del suo essere quello che è, così com’è.
Una storia piena di ironia e cinismo, con dei risvolti mai banali e scontati. In amicizia è così, nulla è davvero come appare, perché in fondo niente è mai scontato come sembra.
L’opera è scritta e diretta da Sasà Russo. L’aiuto regia affidato a Valentina Grimaldi, nel cast troviamo Gianpaolo Quarta e Sasà Russo. La produzione è affidata a: Bro&Sisters – Iposcenio Spettacoli.
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Ott 04
Barbara Fabbroni
Patrizia Pellegrino è una donna molto affascinante, colta e determinata. Si è innamorata del teatro andando a vedere con i suoi genitori una commedia di Walter Chiari, aveva solo 13 anni. Così disse a sua madre: “voglio fare l’attrice”. Patrizia Pellegrino, napoletana verace, donna dalle mille virtù si racconta e ci racconta dei suoi tanti successi, del suo amore per la vita, i figli, il compagno e il suo lavoro.
Cara Patrizia, sei super attiva nei tuoi profili social, il lavoro ti sta occupando molto tempo: potremmo dire che è un periodo molto intenso?
È vero! Mi piace il mio lavoro, sono curiosa e ho voglia di fare e sperimentare tante cose.
C’è qualcosa di emozionante che sta arrivando a breve?
Sono emozionata per un lavoro letterario che a breve uscirà in tutte le librerie.
Interessante, ci racconti di più?
È la mia autobiografia, costruita e scritta con tanto amore. È un lavoro emozionale.
Che cosa intendi con: “lavoro emozionale”?
È stata come una lunga seduta psicanalitica. Capisci?
Posso capire … un lavoro introspettivo?
Sai quando racconti le cose belle, le cose brutte, i lutti che ti lacerano il cuore come la perdita di mio padre, del mio bambino. Il libro è un insieme di tante cose che mi hanno molto provata.
Perché hai voluto scrivere un’autobiografia?
Ho voluto scrivere questa fotografia per metterla a disposizione delle persone che stanno soffrendo, per far capire loro che c’è sempre un modo di sopravvivere al dolore.
Direi un regalo stupendo per chi vorrà leggerlo. Veniamo al tuo lavoro: che cosa stai facendo in questo momento?
Sto progettando molte cose, ma non le dico perché sono molto scaramantica. Ne parlerò nel momento in cui sarà tutto definito e realizzato.
La tua autobiografia non è il tuo primo lavoro editoriale?
C’è stato un lavoro precedente, un libro che ha avuto un enorme successo. Il libro s’intitola: “Per avere Gregory”.
Una storia senza dubbio appassionante e molto intensa?
Racconta il percorso che ho fatto per avere il mio primo figlio adottivo: Gregory. È stato un viaggio intenso, difficile ma coronato da un amore infinito. Gregory era un bambino, l’ho amato da subito. Pensa al momento dell’adozione stavo aspettando Tommy. In questo libro ho raccontato l’iter che ho dovuto percorrere non solo a livello sociale ma anche burocratico ed emotivo. È stato un libro di grandissimo successo. Le persone erano curiose di capire come fare per l’adozione. Molte coppie mi scrivevano raccontandomi che grazie al libro avevano compreso come si poteva fare per l’adozione tanto che in seguito sono riusciti a diventare genitori adottivi. Con i tuoi lavori tocchi sempre temi sociali importanti arrivando dritta al cuore del tuo lettore?
Non solo. Cerco di mettere nei miei lavori l’anima, la speranza, la determinazione, il coraggio, la forza nella speranza che sia un esempio da prendere per combattere e proseguire il cammino della vita nonostante le tante difficoltà.
Che cosa ti ha insegnato Gregory?
L’insegnamento di un bambino adottivo è un insegnamento molto importante, mi ha dato quella forza, quel desiderio di diventare mamma che è stato espresso. Ero più calma, più consapevole. Hai la capacità di far diventare una grande risorsa i momenti di dolore e buio, come se poi diventassero la tua strada maestra?
La forza me la dà, forse Dio, perché io credo in Dio. Non sono una persona che tutte le domeniche va in chiesa. Quando ci vado sento una grande pace, stare in chiesa, ascoltare la messa mi dà molta serenità. Credo in Dio, credo nei Santi. Sono devota sia a Padre Pio sia a Madre Teresa di Calcutta, due figure che danno senso e motivazione alla mia fede. Credo di aver anche ricevuto un miracolo da Padre Pio.
Un miracolo da Padre Pio, a che cosa ti riferisci?
Dopo Tommy è nata mia figlia Arianna. La bambina ha avuto dei grossi problemi, credo che Padre Pio mi abbia dato la forza di superare il periodo doloroso e faticoso a seguito della malattia di mia figlia.
Che cosa è per te la sofferenza?
Penso che solo nella sofferenza si può essere migliori, perché se tutto ti va bene nella vita, rimani una persona un po’ superficiale. I grossi dolori ti fanno comprendere e apprezzare tantissime cose della vita e delle relazioni.
Sei anche molto attiva nei social, che cosa pensi di questo strumento comunicativo?
C’è un grande dibattito su questo tema, perché a volte non vengono utilizzati come si dovrebbe. Come dovrebbero essere utilizzati i social?
Prima di tutto i social non devono essere spazio per critiche, giudizi e attacchi gratuiti. Bisogna comprendere che ogni persona ha la sua natura, il suo essere e i suoi limiti. Purtroppo, nei social c’è solo voglia e desiderio di giudicare mai di comprendere. Il giudizio non è costruttivo porta sofferenza e dolore per chi lo riceve. Tutti quanti noi abbiamo una parte positiva e una negativa, siamo persone in cammino e a volte commettiamo involontariamente degli errori. Quindi, prima di giudicare, guardiamoci prima dentro e vediamo che anche noi abbiamo dei limiti, non siamo perfetti. Sai come diceva Gesù: prima di scagliare una pietra, guardati dentro, guarda quello che hai dentro di te.
Invece?
Siamo troppo arrabbiati. Forse il periodo del Covid ci ha profondamente trasformati, ci ha allontanati dalla realtà e dalla bontà quotidiana che dovremmo avere verso il prossimo.
Hai trascorso una bellissima estate tutta raccontata nei social: lavoro o piacere?
Ho voluto dedicare del tempo ai miei figli, al mio compagno alleggerendo i tanti impegni di lavoro. Ho dedicato un tempo anche a mia madre, siamo state ad Ischia ed è stata una vacanza bellissima. È importante passare del tempo con i propri genitori, anche se siamo adulti. È un tempo e un incontro significativo che rinnova l’amore e l’affetto che ci lega in maniera indissolubile.
Quanto ti manca Napoli?
Tantissimo, è la mia città. Quando posso corro a Napoli per gustarmi ogni suo angolo, ogni sua emozione: è la città più bella del mondo. Napoli è unica. Trovi tanta storia, arte e cultura, c’è un calore umano che ti accarezza, la buona cucina, insomma è perfetta.
Tornerai a Teatro?
Si ad aprile con una bellissima pièce teatrale: Donnacce di Gianni Clementi al Teatro Manzoni per la regia di Luca Pizzurro. C’è un cast incredibile: Fioretta Mari, Blas Roca Rey e naturalmente ci sono anche io!
Qual è la trama?
È una pièce irriverente dalle battute fulminanti ma anche ricca di suspance e di umanità che ha come protagoniste due “donnacce”, ovvero Tullia, detta Sofia Loren, e Tindara, detta Occhibeddi: due signore di mezza età, che hanno dedicato gran parte della loro vita alla pratica della professione più antica del mondo. Ora convivono in un appartamento della periferia romana e la crisi ormai si fa sentire anche per loro. Il mercato è inflazionato da rampanti ragazze dell’est, procaci sudamericane e richiestissimi trans brasiliani ed è per loro arrivato il tempo di andare in pensione a partire da una meritata vacanza in una località esotica.
È tarda sera. Tullia e Tindara stanno mettendo le ultime cose in valigia in attesa del taxi per l’aeroporto, quando sul balconcino dell’appartamento piomba un uomo, seminudo e decisamente su di giri, che si è calato dall’appartamento sovrastante. Il misterioso personaggio promette alle due donne una grossa cifra di danaro in cambio del loro aiuto. Da lì tutto cambierà in modo inaspettato e definitivo.
Progetti?
Tanti, tantissimi ma come ti ho detto ne parleremo a tempo debito.
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