Il parere del criminologo Michel Emi Maritato in “Crimini e criminologia” su Cusano Italia Tv

Rosa e Olindo, processo mediatico con copione già scritto

“Per chi, come noi, tratta questi casi da tempo, bastava osservare la prossemica di Rosa per capire la natura della sua presunta ammissione di colpevolezza”.

Lo ha dichiarato Michel Emi Maritato, giornalista specializzato in criminologia, nel corso del programma cult di Cusano Italia Tv, in onda ogni domenica sera sul canale 264 del digitale terrestre. Sotto la sapiente conduzione di Fabio Camillacci, nella puntata del 23 aprile, in primo piano i nuovi clamorosi sviluppi della strage di Erba, che vedrebbero rovesciata la condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi, all’ergastolo per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006 e che, secondo il parere del procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, sarebbero vittime di un errore giudiziario e quindi in carcere da innocenti. Passo dopo passo, la terribile e sanguinosa vicenda, che ha visto la feroce uccisione di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni, della nonna del piccolo Paola Galli e di una vicina di casa Valeria Cherubini, è stata ripercorsa dagli ospiti in studio, tra cui l’avvocato Fabio Schembri, uno dei legali di Olindo e Rosa e la psicoterapeuta e giornalista Barbara Fabbroni. I due esperti hanno esaminato le più evidenti discrasie tra il racconto ufficiale e la realtà dei fatti mentre gli aspetti più originali sono stati messi in luce da Maritato, che ha disvelato l’assonanza tra la natura delle coltellate inferte alle povere vittime e i rituali seguiti nelle religione islamica, per dissanguare gli animali destinati al macello. “Occorre spostare l’attenzione su Aziz Marzouk, il padre del bimbo, consapevole di essere la vittima designata di una vendetta maturata nel difficile ambiente che frequentava, quello dello spaccio – osserva il giornalista – anche nel suo caso, come in Rosa che mentre confessa si sporge in avanti per poi ritrarsi, è illuminante notare lo sguardo. Quello di un uomo che sa di essere nel mirino, tanto da allontanarsi dall’Italia all’epoca dei fatti. Ė la psicologia dei personaggi che in questa vicenda gioca un ruolo essenziale. Rosa e Olindo sono soltanto vittime di se stessi, due persone semplici, diventate all’improvviso celebrità, dando un senso a una scialba esistenza. Ė stato un processo mediatico il loro, con una sentenza già scritta perché il pubblico voleva questo?”, chiosa Maritato, consapevole che, pur essendo le sue, mere ipotesi giornalistiche, tutto l’impianto accusatorio dei due condannati presenta molte lacune e la storia andrebbe ricostruita.

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