di Barbara Fabbroni
Si può racchiudere con la frase slogan: “Fai del bene vestendo bene” la filosofia del brand Ape Social Wear. Un brand nato dalla mente artistica e generosa di Alessandro Ferrari che propone abbigliamento e gadget con messaggi positivi, realizzati in cooperative sociali, che sostengono i progetti del Sermig, l’Arsenale della Pace.
APE Social Wear non è un marchio come tutti, ma è il nuovo brand di moda sostenibile che crea magliette, abbigliamento e gadget con messaggi positivi, con temi solidali e cristiani. “Facciamo stampare il nostro abbigliamento in botteghe solidali dove viene garantito il lavoro a persone in difficoltà, e doniamo una percentuale di ogni vendita ai più poveri attraverso il SERMIG di Torino”, ci racconta Alessandro Ferrari in questa appassionante intervista. C’è da chiedersi cosa ha di speciale questo nuovo brand dalla filosofia sostenibile e accogliente, tanto che il suo ideatore ci risponde con una grande apertura non solo di cuore ma anche di vita: “Creiamo magliette, abbigliamento e gadget, seguendo i nostri valori, per oratori, aziende, scuole, associazioni e gruppi, sostenendo l’etica solidale. Il nostro abbigliamento è quindi creato su misura per ogni esigenza. Grazie ad APE Social Wear potrai vestire le tue idee per cambiare il mondo”. Quale messaggio più bello in un mondo come il nostro dove spesso sembrano smarriti i veri valori e dove le famiglie naufragano in un mare in tempesta? Leggete l’intervista e resterete affascinati da questo progetto assolutamente denso della sua cifra esistenziale. In fondo è proprio così: ogni vita vera è incontro.
Perché il soprannome: Ape?
Mi hanno soprannominato Ape i ragazzi dell’oratorio dopo che sono stato punto da delle api! Erano sette, tantissime! Eravamo in ritiro con l’oratorio, a parte il dolore delle punture, è stato divertente.
C’è anche un brand curioso: Ape Social Wear, perché questa decisione imprenditoriale?
È una storia interessante, ogni evento della mia vita ha la sua particolarità. Anche la nascita di questo brand ha qualcosa di inconsueto, non avrei mai creduto si potesse dar vita a un’esperienza come questa.
Ovvero?
Ero educatore in un oratorio. Un ragazzo indossava una maglietta che aveva una parolaccia, quindi decisamente fuori dal contesto che si stava vivendo. Gliela feci togliere e gliene diedi una bianca su cui scrissi con un pennarello: il bene genera bene.
In effetti pare proprio si sia avverato, non crede? Quel “bene” fatto all’educazione del giovane ha generato un bene ancor più grande?
Non potevo immaginare che da una cosa semplice e al tempo stesso educativa potesse venir fuori un progetto così intenso e denso di significato non solo per me ma anche per i giovani.
Che cosa è accaduto?
Quella maglietta venne richiesta da tanti altri ragazzi che volevano indossare una frase positiva, destinata a rimanere lo slogan di una filosofia di pensiero, trasformata in “il bene veste il bene”. Ecco che nacque così Ape Italian Style, poi divenuto Ape Social Wear.
Nasce la moda Ape?
Già, ed è un progetto importante che sto sviluppando e ancora vorrei sviluppare portando sempre nuove novità, ho tanti sogni in merito. La moda mi ha sempre appassionato e sono convinto che sia un veicolo importante per trasmettere sani e nutritivi messaggi. Con la nostra moda Ape lavoriamo molto sul sostenibile, sulla tutela del pianeta, sul rispetto dell’uno e dell’altro.
A chi è rivolta?
Ai giovani, a tutti coloro che desiderano portare un pensiero positivo, ai ragazzi dell’oratorio così come agli educatori, ai diversamente abili, diciamo a tutti coloro che desiderano guardare la vita con un occhio attento e gentile.
La laurea in Scienze Religiose come si declina in tutto questo?
Sono diplomato come grafico pubblicitario, poi in un secondo momento arriva la laurea in Scienze Religiose (nel 2001) dopo una conversione che mi ha cambiato la vita.
Pensava di diventare imprenditore di un brand in forte espansione?
Non ci ho mai pensato. Il mio percorso, però, sembrava scritto nel destino o, per meglio dire, in una maglietta, che, come ho raccontato, è nata per caso.
La nostra società è densa di brand che catturano l’attenzione delle persone, il suo brand cosa vuole trasmettere?
Se certi marchi esaltano la volgarità con messaggi che possono indurre implicitamente a odio e violenza, evidentemente deve essere possibile a maggior ragione fare anche il contrario: con questo concetto di base ho sviluppato il mio modo di fare moda e di costruire un brand che sia un ancoraggio al positivo, alla gentilezza, alla cura e al rispetto. È qualcosa che si pone come controcorrente rispetto a tanti luoghi comuni.
Qual è il punto di forza?
Parole positive sono capaci di trasmettere bontà e regalare modi nuovi di interpretare la vita, da intendersi come un dono. È importante di restituire ciò che ci è stato donato. Questo è il punto di forza del mio brand, inoltre buona parte del ricavato è reinvestito in beneficenza, al fine di dar vita sempre a nuovi e diversi progetti.
Dove è possibile acquistare le collezioni Ape Social Wear?
All’inizio siamo partiti con vendita esclusivamente on line, da qualche anno, invece, abbiamo un punto vendita: in Brianza.
Ape Social Wear è una realtà in grande espansione?
Si! È una realtà sempre più in via di avanzamento, negli anni, ha seguito un percorso evolutivo importante che ha combaciato con il mio percorso individuale. Sono fermamente convinto che diffondere parole di buon auspicio siano il bene più contagioso che abbiamo, è un potente strumento di serenità.
Il suo non è solo un brand ma anche un manifesto di sostenibilità e valori?
La vera innovazione è lanciare una linea di moda inedita ma inclusiva. Abbiamo realizzato merchandising per vari eventi e persino per il gruppo musicale Gen Rosso. Adesso Ape Social Wear si prepara a nuove sfide con l’obiettivo di ricordare costantemente i concreti valori umani di solidarietà e pace, e della loro comunicabilità, in una società troppo spesso proiettata solo verso il virtuale.
Non fate solo T-shirt?
Abbiamo un’ampia gamma di prodotti, non solo magliette. Produciamo: felpe, pantaloni, cappelli, zaini, auricolari, quaderni, coperte e diversi accessori e strumenti con cui, in modi diversi, si può compiere del bene. Perché questo non deve essere solo un concetto astratto.
Ci fa un esempio delle scritte che vengono proposte?
Sulle felpe e le magliette, divise per linee maschili e femminili, oltre al logo raffigurante un’ape, ci sono stampe come: “Non sei obbligato a combattere, ma se devi farlo vinci!”, “Vivere, non vivacchiare”, “Tutto inizia se lo vuoi”, “Non rimandare a domani il bene che puoi fare oggi”, “Tutto è possibile per chi crede” e una serie di frasi e citazioni che consentono di veicolare con più praticità anche i messaggi cristiani. Parole forti, coraggiose e determinate, che suonano come la migliore trasgressione possibile in un periodo storico così delicato come quello che stiamo vivendo.
Come sceglie le frasi per le T-shirt?
Studio con molta attenzione ogni dettaglio di lavorazione dei nostri prodotti. Siamo in pochi, ma ci sentiamo tantissimi, anche perché ci sono molte collaborazioni e amicizie che permettono di far crescere questa realtà. Mi piace che chiunque indossi Ape Social Wear, pur non conoscendo magari il sottoscritto, possa riconoscersi innanzitutto in un modo di intendere la quotidianità e nei suoi valori, che sono poi gli stessi raccontati anche dalla catechesi salesiana. Non a caso, molte magliette rievocano alcune frasi proprio di Don Bosco.
Progetti?
Vorrei poter aprire dei punti vendita in varie città per dare lavoro a ragazzi con abilità diverse sempre in favore dell’inclusione e del veicolare il bene.
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