di Barbara Fabbroni
È in libreria il terzo romanzo di Pier Vincenzo Gigliotti: Aria d’estate edito da La Rondine. È una storia avvincente, intensa, densa di significati significanti, aperta alla sua eterna cifra esistenziale e misterica. Nella cornice dell’Italia degli anni Settanta, Aria d’estate racconta un viaggio lungo una vita; un viaggio costellato di prime volte, vissute con l’entusiasmo tipico dei giovani, ma anche di momenti duri, che insegnano a crescere. I temi della discriminazione e della violenza, in un ambiente scolastico retaggio di un’epoca in cui l’educazione andava di pari passo con l’austerità, sono trattati da Pier Vincenzo Gigliotti con una penna delicata. L’autore si pone nei panni di tutti quei bambini che hanno vissuto le stesse esperienze per tutti i Claudio, i Giacinto, le Giorgia, i Giovanni, perché non riaccada, per non dimenticare. Giovanni è un bambino come tanti: passa le sue giornate a rincorrere un pallone sgonfio, in un tempo in cui non ci sono social e le vetrine dei negozi mostrano i walkie-talkie al posto degli smartphone. Ben presto si trova a fronteggiare la prima delle tante sfide che la vita gli porrà davanti: la scuola elementare. Tra quei banchi, insieme ai suoi compagni, scoprirà l’importanza dei legami affettivi e dell’altruismo, in un mondo in cui non tutto va come dovrebbe. La cifra di questo lavoro si pone come spartiacque tra ieri e oggi, tra l’essere e il non essere, tra la vita autenticamente vissuta e la vita imposta e incasellata in pregiudizi. Tutto ruota intorno al mistero e alla grazia della vita stessa di cui Pier Vincenzo Gigliotti ne è narratore delicato e sottile, emozionante e intuitivo, avvolgente e coinvolgente. Lui, con la sua timidezza delicata e intuitiva si racconta e ci racconta del suo mondo e della sua talentuosa penna.
È uscito il suo terzo romanzo, come nasce l’amore per la scrittura?
Non è facile spiegarlo. Ho iniziato a scrivere a quarantotto anni, dopo vent’anni di attesa.
Perché tanta attesa?
I romanzi erano già tutti nella mia mente, essendo una persona timida e riservata avevo timore di espormi e aprirmi attraverso la scrittura.
Si sta avverando un sogno nel cassetto?
Già! Li ho tenuti nascosti nel cassetto della mia mente fintantoché non ho trovato il coraggio di scrivere.
Che tipo di romanzi sono?
Sono romanzi di formazione.
Cosa significa “romanzi di formazione”?
Il mio primo romanzo: Radici nel vento (Local Genius, 2019) racconta la storia di un mio amico d’infanzia: Alberto Matano. Abbiamo un’amicizia molto bella, ci conosciamo sin da bambini, siamo cresciuti insieme, lui con la famiglia abitava sotto al mio appartamento. Nel palazzo abitava anche Claudio Ranieri, all’epoca era il capitano del Catanzaro e poi una volta che lui è andato via è arrivato Massimo Palanca che è stato il nostro eroe, per un’intera generazione. Da lì è partito tutto.
Arriva il romanzo L’anno più bello (La Rondine, 2020) e poi Aria d’estate (La Rondine, 2022), di cosa parla il suo ultimo romanzo?
A differenza dei primi due non parla né della mia città né di calcio, racconta e mette a confronto la scuola di ieri con quella di oggi.
Ovvero?
La scuola di ieri era fatta di punizioni corporali, di riformatorio giudiziario, era una scuola molto forte, rigida, che mi ha segnato e volevo un po’ raccontare la mia esperienza per fare comprendere ai giovani di oggi quanto sono fortunati. I ragazzi di oggi a scuola trovano un ambiente accogliente, degli insegnanti capaci di seguirli, di comprenderli capendo le loro problematiche. I problemi dei ragazzi di oggi sono presi in considerazione, accolte. Ai miei tempi problematiche come l’autismo, la dislessia, la discalculia non si conoscevano erano considerate quasi che lo studente che non aveva voglia di studiare, di impegnarsi tanto da essere punito e non compreso. Mancava la capacità di cogliere il bisogno dell’Altro e di mettersi nei panni dello studente per cercare di comprendere se c’era un reale problema.
Torno un attimo indietro: perchè un romanzo di formazione?
Perché è quello che riesco a scrivere, mi piace molto il contatto con i ragazzi vorrei portare i miei racconti a loro, affinché possano trarne spunti di riflessione.
C’è qualcosa di autobiografico all’interno di questi romanzi?
Nella prima parte molto, poi il romanzo e la narrazione prende corpo e si arricchisce della mia fantasia, dei miei pensieri, della mia immaginazione.
Ci sono eventi scolastici che si sono impressi indelebilmente nella sua memoria?
Avevo un compagno dislessico che si è preso tante botte dalla maestra perché pensava che non studiasse, un altro mio compagno era terrorizzato dall’idea di finire in un riformatorio giudiziario, a quei tempi c’era la minaccia costante del riformatorio, solo perché era balbuziente.
Cosa è rimasto di questo vissuto oltre che la narrazione nei suoi romanzi?
Una ferita, la rabbia verso la scuola, queste esperienze non ti fanno amare la scuola. Cerco attraverso i miei racconti di far comprendere ai ragazzi quanto è importante la formazione, lo studio, la scuola è una seconda casa che va protetta e dove bisogna vivere bene. Oggi, a differenza di ieri, la scuola è una casa accogliente.
Poi lei è diventato avvocato ed è responsabile dei Progetti Speciali dell’US Catanzaro 1929. Da quell’esperienza ne è venuta fuori una risorsa e una spinta a emergere?
Bravissima, esattamente, è proprio così.
Come dire far diventare un limite una risorsa?
È uno stimolo, una reazione. Quando hai subito e vissuto esperienze così significative perdi l’autostima, ti senti smarrito, così quando riesci a tirare fuori il tuo mondo sommerso allora è come vivere una sorta di riscatto, una rivincita. Ti liberi da un peso trasformandolo in un messaggio di aiuto e speranza. È un riscatto.
Che cos’è che non andava bene di Pier Vincenzo a scuola?
Non ho avuto i problemi che hanno vissuto i miei compagni, ho solo assistito ma quelle esperienze si sono cementate comunque dentro di me, ero un ragazzo molto timido e mi hanno condizionato tanto che per molti anni non riuscivo a esprimere quello che vivevo nel mio mondo interiore. La paura che vivevo a scuola mi ha reso ancora più chiuso, ero come congelato in un mondo interiore. Mi sono impegnato molto durante la mia vita per superare la timidezza.
Era timidezza o il bisogno di proteggere sé stesso e l’altro?
C’era anche il bisogno di proteggere l’altro, non solo timidezza.
Oltre a essere avvocato si occupa anche di calcio, come si coniugano questi due lavori?
Il calcio è una cosa tutta diversa, nasce perché ho da sempre amato la squadra della mia città, ho un forte senso di appartenenza. Quando ero piccolo non ci sono state solo cose negative ma si insegnava il senso di appartenenza, il rispetto, l’amore per la propria terra. Io ho avuto la fortuna di avere Claudio Ranieri e Massimo Palanca che abitavano nel mio palazzo, da lì l’amore per il calcio è stato amore infinito. Così ho cercato sempre il modo di avvicinarmi al calcio. Ci sono riuscito nel 2017 con la nuova proprietà, il mio sogno era portare i calciatori del Catanzaro a scuola e ci sono riuscito.
E cosa fate?
Facciamo dei dibattiti aperti, molto coinvolgenti. I ragazzi sono entusiasti, hanno i loro eroi calcistici in classe con cui possono parlare, confrontarsi
Lei ha vissuto nel palazzo della grande bellezza?
Eh, ha detto tutto. Erano tutti personaggi sconosciuti che poi sono diventati famosi. È stato tutto casuale. Il tempo mi ha fatto comprendere la fortuna che ho avuto da bambino. Non potevo pensare da piccolo che i miei amici sarebbero diventati dei personaggi famosi, questo mi ha portato a scriverci delle storie.
E Pier Vincenzo Gigliotti è un grande scrittore?
Troppo buona!
Ogni piano del palazzo ha avuto una professione di successo?
È molto simpatica, magari! La strada è lunga da percorrere … ho iniziato tardi.
Una curiosità: il palazzo di quanti piani è composto?
(Ride) Cinque piani ed erano tutti occupati.
Se fosse stato un grattacielo chissà cosa accadeva?
Ha ragione!
Essere famosi cosa significa e rappresenta per lei?
È qualcosa che ancora non ho sperimentato, sono conosciuto nella mia città ma non fuori da quel perimetro. Quando si è famosi si comprende bene chi sono i veri amici. Spesso quelli su cui credevi di contare si defilano mentre alcune persone che non pensavi potessero tenderti una mano sono lì pronti a farlo. Ho imparato già questa lezione.
Perché il titolo: Aria d’estate?
È molto profondo.
Può spiegarmi cosa significa?
Nella vita del protagonista ci sono una serie di stagioni che sono parallele a quelle metereologiche. C’è l’autunno che è il momento dell’inizio del periodo scolastico, fatto di umiliazioni e mortificazioni, poi un giorno accade che la mortificazione la vive in prima persona con una punizione corporale. Da lì comincia l’inverno della sua vita che coincide con un periodo un po’ più lungo, perché la ragazza che lui ama sceglie un altro. Poi un giorno all’improvviso, come spesso accade, sboccia la primavera, durante un’occupazione scolastica si ritrova con una persona che ama e prende vita una storia d’amore che, dopo alterne vicende, finalmente arriva l’estate, la felicità. Il tutto arriva dopo un periodo buio.
C’è in cantiere il quarto romanzo?
Le idee ci sono, ma al momento è tutto nella mia testa. L’idea è quella di fare un romanzo sulla disillusione. Avere dei sogni che spesso non si realizzano.
Da grande cosa farà?
Questa è una bella domanda. Vorrei continuare a scrivere e far sognare.
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