L’Epifania dell’esserci

di Barbara Fabbroni

In stato di Grazia” è un monologo scritto da Tobia Rossi, per Margó Volo, la regia è affidata a Chiara Valli, è in scena al Fringe Festival Milan Off. La storia è intensa e densa di spunti di riflessioni come se il tutto si giocasse all’interno di un processo di crescita, conoscenza e scoperta del proprio Sé. Dal Falso Sé che incarcera la protagonista all’interno di pregiudizi e credenze soffocando la sua vita, lei giunge a scoprire il suo vero Sé rimanendo meravigliata e al tempo stesso coinvolta da questa trasformazione profonda. Sul palcoscenico una donna mezza età rigida e perbenista, Grazia, che in seguito a un “incidente” si trasforma in una “milf” spregiudicata e iper-sessuale, talmente libera da mettere in imbarazzo quelli che prima la accusavano di essere una bigotta. Da qui parte la narrazione che attraversa un itinerario intenso di significati significanti fino a condurre lo spettatore a comprendere come la nostra natura sia il perfetto equilibrio dei nostri tre Stati dell’Io, direbbero gli analisti transazionali. Infatti, ciò che accade alla protagonista, lungo il percorso della pièce, è un lavoro intenso su sé stessa che la condurrà a vedere in armonia i suoi Stati dell’Io affinché possa sentirsi una persona integra ed integrata. Il monologo scritto da Tobia Rossi sembra oltre che perfetto un testo teatrale un saggio psicologico che permette alla persona, in questo caso allo spettatore, di fare consapevolezza sulle proprie potenzialità. Grazia fa un percorso su sé stessa, sul proprio corpo che la condurrà alla meravigliosa scoperta di sé. Un po’ come Ciaula quando scopre la luna uscendo dalla grotta oscura dove regnava solo il buio. E poi la magistrale interpretazione di Margò Volo che rende il tutto un gioiello perfetto. La regia che accende un punto di osservazione particolare nei momenti salienti e trasformativi. Il tutto è unito insieme come un quadro assolutamente perfetto di luci, colori, musica, e parole. Margò Volo si racconta e ci racconta di questo suo lavoro denso della sua cifra esistenziale.

Cara Margó, sono felice per questa intervista. Vengo subito alla prima domanda: raccontaci di te, così che i lettori possono conoscerti meglio?

Sono un’attrice diplomata al Piccolo Teatro di Milano. Vivo a Milano e ho sempre fatto l’attrice con un occhio, più che altro una propensione, verso tutto ciò che è comico, brillante. Durante tutta la mia carriera ho percorso vari viatici professionali, sebbene prevalentemente abbia lavorato in teatro. E poi vabbè, c’è stata qualche sporadica scorribanda in televisione, alcune cose in cinema ma sono più legata allo spettacolo dal vivo. Mi ritengo una lavoratrice dello spettacolo dal vivo, con tutto ciò che questo comporta.

E cosa comporta?

Prima di tutto esseri vivi.

Giusto! Il teatro è fatica, studio, sfida. Quanto è difficile creare una sintonia con lo spettatore?

Il teatro è un mezzo per raggiungere l’altro, anche se il numero di persone è minore di quando si è al cinema o in televisione. Con il teatro si raggiungono meno persone alla volta. È una maniera diversa di macinare incontri, emozioni, volti, messaggi. Diciamo che tutto quello che può nascere da una storia, una trama narrativa, un personaggio sono consumati differentemente.

In questi ultimi anni il teatro è stato messo a dura prova?

Si! Sebbene ultimamente riceviamo delle belle testimonianze. Da quando si è potuto riaprire le persone hanno bisogno di venire a teatro, di sentire scorrere le emozioni nelle loro viscere, di vivere la magica atmosfera che si sperimenta in uno spettacolo dal vivo. C’è voglia di teatro, di vita. Pensa, anche questa estate, nonostante il caldo, il 20 agosto, in uno spettacolo al Castello Sforzesco ho avuto più di duecento persone. Era il 20 agosto, a Milano. Tantissima roba!

E adesso sei “In stato di Grazia”?

Esatto! Uno spettacolo in scena al Fringe Festival Milano Off, dove ci sono tantissimi spettacoli.

Qual è la caratteristica di questo Festival?

L’ossatura di questo Festival sono gli spettacoli dal vivo che vengono, dopo una lunghissima selezione da parte degli organizzatori, proposti in luoghi diffusi.

Cioè?

Sono luoghi che vanno dalla “Fabbrica del vapore” a piccoli teatri come, ad esempio, dei micro-teatri all’interno delle scuole oppure in nuovi spazi, molto grandi e apprezzati, alcuni smart per dirla in una maniera da finta giovane, come la “Fabbrica di lampadine”.

Dove debutterà il tuo spettacolo?

Debuttiamo il 29 settembre alla “Fabbrica di lampadine”. Faremo uno spettacolo alle 21:30, poi, venerdì 30 settembre replicheremo alle 17:30, sabato 1° ottobre sarò alle 19:30 e domenica 2 ottobre ancora alle 21:30.

Tutti orari diversi, perchè?

Perché ci sono sei spettacoli che ruotano. Ogni sito del Fringe Festival, ogni location ha questa scansione a rotazione per gli spettacoli all’interno del Festival.

Ho visto il trailer di “In stato di Grazia”. Un monologo avvincente dove questa donna ha la capacità di trasformarsi da suora in una milf seduttiva e affascinate, raccontaci di più?

Ma sai che è una delle battute di Cinzia? Verrai a vedere lo spettacolo?

Non riesco sebbene sia molto incuriosita, essendo anche psicoterapeuta, questo monologo ha catturato la mia attenzione. 

Adesso capisco tutto! Con te ho avuto subito affinità.

La cosa che ha catturato la mia attenzione è stato veder rappresentare le mille sfaccettature che abitano una persona. La nostra personalità ha infinite modalità di essere e di incontrare l’altro a seconda della situazione che viviamo. Ti faccio un esempio: la mattina se prendi un caffè al bar hai un approccio diverso a quello di quando sei al lavoro. Ciò che mi piace di “In stato di Grazia” è la rappresentazione del variegato ventaglio dell’essere umano in tutte le sue declinazioni compreso quel mondo interiore che, a volte, la persona non conosce perché celato all’interno di sé.

Come ti dicevo c’è una battuta di Cinzia, la cattiva, verso Grazia, la preside della scuola e professoressa di matematica, che cerca di prenderla in giro perché le dà della bacchettona. Si incontrano nel bosco, sulla collina di notte, lei sta andando a mettere un cartello con scritto “vergogna” sulla fabbrica di medicinali equivalenti del Viagra, è a piedi, mentre Cinzia sta andando dall’amante in auto, vedendola le dice: “sei più suona delle suore, sei incorreggibile, bye bye for Grace”. La definisce suora perché di fatto lei è un po’ suora nel suo essere nel mondo.

Un po’ bacchettona?

Si, si un po’ bacchettona.

E poi cosa accade?

E poi accade che dovete venire a vedere lo spettacolo perché non si può raccontare tutto!

Giusto sebbene …?

Sebbene ci siano parti significative scritte magistralmente da Tobia Rossi che portano a incontrare l’essenza dell’esserci attraverso la consapevolezza di sé. C’è un lavoro profondo su tutto quello che appartiene alla sfera della propria interiorità tra l’essere e il non essere, tra l’esserci e il dover essere per poter esistere. Fintantoché non si giunge attraverso una tessitura teatrale magistralmente costruita a fare consapevolezza e coscienza che nella vita tutto può accadere e che un individuo è abitato da uno, nessuno e centomila. Sta a noi scoprire il viatico per accedere al nostro mondo interiore portando alla luce parti di noi celate vuoi per credenze, vuoi per pregiudizi, vuoi per situazioni vissute.

Il pubblico come vive questa co-creazione di sé attraverso la possibilità offerta dal caso?

In maniera molto intensa. Ci sono dei momenti durante lo spettacolo dove le emozioni si fanno intense, le parole si amalgamano ai silenzi, l’immagine diventa il taglio netto che permette di accedere in una dimensione di sé profonda ed epifanica. Ciò che arriva è l’intensità di scoprire non solo una nuova modalità di percepire ed esserci ma anche una corporeità prima inafferrabile così che ogni curva prende, senso ogni anfratto si fa accogliente, tanto che “indossavo la vecchia me come qualcosa di troppo stretto che a un certo punto si è spezzato, si sono rotte le cuciture facendo uscire una donna nuova”. Lei rinasce nel suo corpo e poi succede tutto quello che succede, tanto che il pubblico resterà sicuramente rapito da tutto l’accadere.

Cosa succede?

Ci sarà un colpo di scena finale che arriva inaspettato ma apre una finestra importante di riflessioni, motivazioni e stimoli.

Uno spettacolo che sicuramente va visto, assaporato, vissuto, andrete in tour?

Stiamo lavorando per definire le date.

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