“La Regione svantaggia gli imprenditori veri”

di Michel Emi Maritato

Investimenti nella sanità pubblica e nel privato religioso. Disappunto tra i dirigenti di Asl e ospedali

“Finanziare strutture private crediamo sia un grave errore”. Questo il parere di un gruppo di dirigenti della sanità pubblica da noi interpellati, dopo l’annuncio del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, relativo agli oltre 110 milioni da distribuire nelle strutture sanitarie del Lazio, pubbliche e private accreditate, di cui quasi 104 a carico dello Stato e i restanti 6 milioni da parte della Regione. I funzionari, politicamente vicini alla compagine regionale di centrosinistra, insistono nel loro giudizio tranchant: “un discorso è il rimborso per le prestazioni che erogano, altro è il finanziamento legato al loro rinnovamento e ai loro investimenti. In tal modo – insistono i dirigenti – si distorce il mercato della sanità privata e si dà un pessimo segnale alla collettività, svantaggiando l’imprenditoria vera”. Eppure il presidente e segretario del Pd, partito di governo, va avanti imperterrito, elencando i copiosi finanziamenti per Asl, ospedali, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) e policlinici universitari religiosi. In una conferenza stampa convocata il 19 giugno, ricca di cifre, progetti, interventi e fondi, Zingaretti ha annunciato il nuovo piano per l’edilizia sanitaria, denso di iniziative previste nel decreto U00080 “Investimenti straordinari per l’ammodernamento del sistema sanitario regionale”. Un provvedimento colmo di aspettative e denso di ostacoli, che in autunno dovrà passare al vaglio dei ministeri competenti, per poi essere sottoposto – per la parte riguardante l’edilizia sanitaria – alle forche caudine dell’Accordo di programma, quindi attivare le defatiganti procedure legate ai bandi di gara per avviare cantieri e acquisti e infine trovare attuazione con una tempistica impossibile, a tutt’oggi, da definire. La conferenza stampa, in un crescendo pirotecnico, ha evidenziato tutte le possibilità offerte dai fondi previsti dall’articolo 20 della legge 67 del 1988, attinente all’edilizia sanitaria e operativo per la cosiddetta terza fase. Risorse ferme da tempo che la Regione è riuscita a recuperare per proporre, al pari di altre regioni, “un nuovo modello di difesa del diritto alla salute dopo il Covid”, ha precisato il presidente, in una rassicurante narrazione, diffusa proprio nel giorno in cui la Regione Lazio è stata individuata come il territorio con il più alto indice di contagio (Rt 1,12) in Italia dovuto, secondo l’assessorato alla Sanità, ai focolai del San Raffaele e della Garbatella. Dei 110 milioni stanziati, il 37% saranno investiti in tecnologie all’avanguardia: tac risonanze magnetiche, angiografi. Il resto andrà nell’ammodernamento strutturale, la prevenzione antincendio – gran parte degli ospedali regionali non sono ancora a norma – e quella antisismica, il potenziamento delle reti assistenziali, tra cui la neurologica, cardiologica, terapia intensiva neonatale. La fetta più ampia di finanziamenti, pari a 25 milioni se l’aggiudica l’Ifo con l’Istituto per i tumori Regina Elena che potenzierà la radioterapia e realizzerà la Proton terapia. Altri 12,6 milioni – 10 precedenti più 2,6 con il finanziamento attuale – vanno alla struttura privata Campus Biomedico per la realizzazione del nuovo pronto soccorso. Spiccano poi i 23 milioni attribuiti al policlinico Gemelli per le cosiddette reti “tempo dipendenti” e un nuovo corpo di fabbrica. Edifici che spuntano qua e là come funghi, spesso al centro di padiglioni già opprimenti, in una regione che ha visto ben 16 ospedali chiusi, di cui alcuni ancora inutilizzati. Tra gli interventi previsti 6,4 milioni andranno alle Asl Roma 1 e 2 di Roma. Ne beneficeranno Il San Filippo Neri, il Nuovo Regina Margherita, il Cto e il Sant’Eugenio, con l’acquisto di Tac, risonanze magnetiche, impianto antincendio e nuova cabina elettrica. Altri 9,4 milioni alle Asl della provincia Roma 4, 5 e 6 sempre per acquistare nuovi macchinari e per opere strutturali di ammodernamento e adeguamento impianti. Nelle restanti province del Lazio l’investimento ammonta a 20,7 milioni, ripartiti tra nuove attrezzature e opere di restyling. Dei 5 nuovi ospedali due sono previsti nella Asl di Latina, uno nella Asl Roma 5, poi a Rieti e infine quello di Amatrice, ricostruito dopo il devastante terremoto del 2016. Attualmente sono a disposizione 358 milioni per 276 cantieri, pronti a partire entro 12 mesi e alcuni già avviati. Ora si tratta di verificare i tempi e le future procedure burocratiche, con l’auspicio che le stesse non si traducono nelle ben note lungaggini italiane.

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