La mediocrità è simile ad un albero che non darà mai frutti

A cura di Francesco Rao
Sociologo di AssoTutela e portavoce di presidenza

Spesso, le classi dirigenti rappresentano una delle principali cause dell’ingessatura del nostro Paese. Per intenderci, quando qualcosa non va per il verso giusto e i risultati  non afferiscono alle aspettative, è necessario un atteggiamento differente dal passato:

occorre saper individuare chi ha omesso le proprie responsabilità senza svolgere sino in fondo la propria parte e, agendo di conseguenza, al posto di tralasciare e andare avanti, bisognerà trovare la giusta dose di garbo e coraggio per  redarguire gli incapaci, intenti a rimanere sul piedistallo esclusivamente con l’idea di persistere nel loro ruolo e favorire l’immobilismo. Tale scelta ha bloccato il Paese e lasciare ancora i mediocri sul loro piedistallo significherà essere condotti alla rovina. Per loro, recuperata la giusta umiltà, sarà consentito potersi mettere in gioco in qualsiasi momento per poter apprendere da quanti hanno maggiori capacità ed esperienze. Mantenere l’attuale tendenza, consentendo ai decisori politici di esercitare la loro presunzione di non decidere, non scegliere e non agire, significherà danneggiare in modo irreversibile la vita delle future generazioni. Rispettare questo modello, equivale ad essere consapevoli e conseguentemente complici di un disastro sociale ed economico. Il divario tra Nord e Sud è uno dei prezzi più alti che abbiamo pagato e continueremo a pagare sino a quando non romperemo con i modelli passati: quando c’era da scegliere è stata anteposta la convenienza alla convinzione e l’elezione dei soliti noti, ha contribuito a svilire l’entusiasmo di quanti avrebbero potuto fare tanto e meglio. La resa dei sopraffatti non trova giustificazione. Ma per quanti hanno lottato, con onestà intellettuale e sono stati sconfitti, l’onore delle armi va sempre reso. In passato, quel modello, ha consentito il trionfo degli incapaci. Il berlusconismo da una parte ed il renzismo dall’altra hanno reso la politica simile ad una telenovela ed i numerosi Talk, trasmessi soprattutto per promuovere a costo zero la propaganda dei partiti ha consentito l’affermazione delle statuine. A fronte di ciò, la naturale reazione sociale sta facendo crescere l’onda lunga di un sentimento populista e, di conseguenza, il principale vettore di questo modello è la generalizzazione. Per intenderci, generalizzare diviene un concetto di massima semplicità per tutti. Non occorre alcuno studio. Non va bene a prescindere. Screditare il sistema politico o quello bancario oppure l’intera Magistratura, diviene il pretesto utilizzabile da chiunque. Ebbene si, in tempi non sospetti Umberto Eco disse una grande verità ed oggi ne possiamo avere contezza: intere legioni di autentici ignoranti, grazie ai Social, sono diventati medici, ingegneri, virologi, costituzionalisti ecc. ecc. Manifestare il proprio pensiero è un diritto. Il sottoscritto, affinché venga consentito questo principio, è disposto a dare la propria vita. Non sono più disposto a giustificare i mediocri e soprattutto il loro immobilismo. Contrariamente a quanto avvenne nel secondo dopoguerra, oggi non c’è bisogno di manovalanza per costruire case. La Seconda Guerra mondiale in alcuni casi ha raso al suolo intere città. Allora, per ripartire era indispensabile ricostruire. Oggi, il Covid-19 ha lasciato intatte case e strade logorando i cervelli con la diffusione dell’incertezza e della paura. Per guarire da questi mali sociali l’unica medicina si chiama Scuola. Sappiamo benissimo che tutti i governi, durante gli ultimi 25 anni, quando c’era da recuperare fondi, hanno fatto salti mortali per coprire i vari impegni assunti con i contenuti dei mirabolanti programmi presentati agli Elettori per infatuarli e ottenere i voti e vincere ha lasciato soprattutto l’istruzione, la ricerca e l’università sempre più povere e con ridotte prospettive. Quando c’era da investire sui computer sono rimaste le macchine da scrivere. Abbiamo dovuto attendere i progetti PON europei per avere laboratori informatici, degni di tale nome, ma anche in questo caso, l’obsolescenza non è stata combattuta perché a trionfare sono stati i vezzi dettati dai vari dirigenti scolastici, intenti ad anteporre all’innovazione ampi spazi la recita di fine anno, finalizzata ad accontentare il popolino, soddisfatto nel lodare i giovani “attori”. Quella realtà sociale, poco scolarizzata e miope nel guardare avanti, non poteva comprendere che l’ennesimo gesto sciagurato da un dirigente mediocre serviva a consegnare alle sorti della povertà educativa ennesime generazioni che al posto di una serata di “teatrino” avrebbero meritato più innovazione tecnologica e maggiori ore di didattica  con i loro docenti evitando la strada e tutti gli effetti generati da una dispersione scolastica qualitativa e quantitativa servita spesso ad ingrossare la prepotenza della malavita, per poi  restituire alle rispettive famiglie giovani destinati alla galera o all’obitorio. Il futuro di una nazione è principalmente imbastito sulla solidità culturale, riposta nei giovani e nel costante processo di aggiornamento dei loro docenti. Oggi più che mai dovremmo avere molto più chiara questa priorità. I governi, nel programmare le politiche per il futuro, hanno il preciso dovere di riservare risorse congrue per rendere attuabili i processi di crescita socioeconomico del Paese da materializzare attraverso una formazione tesa ad essere tecnologicamente innovativa per poter offrire ai nostri giovani maggiori abilità e competenza. Le future classi dirigenti non dovranno fare i conti con i cerini, saranno chiamati a confrontarsi con sistemi dove l’intelligenza artificiale e la robotica diverranno i veri attori. Compresa questa enorme responsabilità, invece di procrastinare  bisogna agire, altrimenti sarà reiterato l’errore di chi mandò in Siberia i militari facendo indossare loro divise a maniche corte e stivali di cartone pressato. Il male dei mali, oggi più che mai,  purtroppo si annida negli sterili personalismi, alimentati  dalle fazioni interne ed alle gelosie, tese ad animare una precisa volontà finalizzata a non fare e non lasciar fare. Oltre a richiamare al dovere i mediocri, sarebbe opportuno trovare un coraggio inedito per non rimanere più inermi davanti al televisore. Diciamoci la verità, spesso siamo stati anche capaci di umiliare la nostra intelligenza perchè, continuando ad assistere alle menate dei soliti ospiti, invitati puntualmente a partecipare alle trasmissioni televisive più per alzare l’audence con i loro litigi e non per illustrare i contenuti delle loro proposte. In quelle fasce orarie, al posto dei soliti politici, vi siete mai chiesti perchè non vengono messi in programmazione gli interventi di Alberto Angela, Massimo Recalcati o Umberto Galimberti? Forse è meglio appiattire la nostra capacità critica facendoci diventare schiocchi pappagalli del nulla? Nella mia quotidianità incontro gente che ripete a menadito l’intevento di quella o quel politico. Poi chiedo: cosa pensi tu, di tuo? La risposta è sempre identica e cioè la perfetta riproposizione dei contenuti propagandistici appresi dal disco vendita mandato in onda da  televisione e social. Quest’ultimo fatto è stato abilmente trasformato in una opportunità di esclusiva convenienza per il proprietario della rete televisiva. Difatti, maggiore è la platea dei telespettatori, più alto sarà il prezzo di ogni spot pubblicitaro venduto in quella specifica fascia oraria. Tale circostanza offende i proprietari di cervello per due volte: la prima perché mentre si afferma che va tutto bene le nostre tasche e le nostre teste sono sempre più vuote; la seconda perché quel modello politico è indispensabile ad alimentare a costo zero la rispettiva propaganda del leader politico di turno. Per quanti non dispongono un cervello, oppure perchè attendono l’apertura dell’Ikea per comprarne uno e montarlo, non si pongono problemi. Osservate con attenzione, ormai  non si parla più di partito o di movimento, azioni programmatiche e valori. In prima linea ci sono esclusivamente i rispettivi leaders. La ciurma è muta ed addetta a remare in silenzio. Per fare un piccolo esempio: si potrà mai immaginare una partita di calcio, disputata da un calciatore intento a calciare i rigori ed un portiere preposto a parare? Guardando la televisione dal nostro comodo divano, senza renderci conto, ci siamo letteralmente sostituiti al pubblico del Colosseo, ed ancora oggi continuiamo ad eccitarci urlando a squarciagola mentre i gladiatori del Terzo Millennio fingono di combattere per difenderci. Pensandoci bene, contrariamente al passato, con i nostri sacrifici e con più della metà dei frutti del nostro lavoro, paghiamo gli stipendi ai parlamentari consentendo loro di decidere quando potremo avere la cassa integrazione, oppure attendere le regole per poter partecipare ad un concorso pubblico e sperare di poter lavorare svincolandoci dall’oppressione di una dipendenza chiamata assistenzialismo. Per poter uscire e riveder le stelle è indispensabile restringere lo spazio d’azione dei mediocri. Fin quando il nostro silenzio consentirà loro di rimanere sul piedistallo è vietato lamentarsi

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