“La sentenza del 17 luglio 2018, con cui il Tar Lazio ha condannato la Capodarco, esprime in modo inequivocabile la negligenza della società e, quindi, dei suoi amministratori verso l’Inps e che hanno portato alla sua esclusione da tutte le gare. In particolare, il Tribunale rileva nella sentenza in questione quanto segue: .”.. Né risultano essere conferenti al fine di giustificare la non imputabilità alla Capodarco della corretta e tempestiva presentazione delle denunce previdenziali le argomentazioni ricorsuali in base alle quali la violazione degli obblighi informativi sarebbe state determinata dalle novità tecniche introdotte dall’Inps che avrebbero reso più complesse le modalità di invio telematico dei flussi di dati contributivi nel corso del 2017 atteso che: primo, non è seriamente discutibile che rientra nella normale diligenza di un’impresa aggiornare le proprie procedure al fine di assolvere tempestivamente e correttamente i propri obblighi contributivi. La dirigenza di Capodarco attuale, inoltre, è quella che ha scelto, nonostante vi fossero state offerte qualitativamente ed economicamente migliori, lo studio Diano come consulente delle paghe della società, togliendo l’incarico al precedente consulente adoperato dalla società e che in oltre 40 anni di attività con la Capodarco non aveva mai creato problemi di questo tipo. Nè la Presidenza può sostenere di non aver visto la diffida dell’Inps a regolarizzare la situazione pervenuta attraverso PEC al protocollo della società che viene gestito dalla Presidenza o scaricare sugli impiegati una sua negligenza che ha fatto perdere, in un sol colpo, alla società il fatturato di quasi 40 milioni di euro. A ciò si aggiunge che questi signori non hanno avuto sinora nemmeno il buon senso di convocare una assemblea dei soci per spiegare la situazione e presentare difronte a tale disastro le dimissioni. Forse si spera che mandati via tutti i soci, ci si potrà accaparrare più facilmente il patrimonio della società costituito dalle riserve e dal capitale sociale che in oltre 40 anni di sacrifici precedenti a questa sciagura era stato costruito”. Così, in una nota, il presidente nazionale di Assotutela ed ex candidato a sindaco di Roma, Michel Emi Maritato.
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