Il 28 agosto del 1962 nasceva a Denver in Colorado David Fincher. A solo otto anni matura il suo amore per il cinema e riceve come regalo di compleanno una telecamera Super 8.
Vivendo in California, viene imbevuto nel clima cinematografico da subito e assiste adolescente alle riprese di “American Graffiti” nel 1973. A soli ventiquattro anni, nel 1986, fonda la sua casa di produzione cinematografica, Propaganda films, ma debutta dietro la macchina da presa solo sei anni dopo. Subito dopo il diploma lavora presso la Korty Film per “Once Upon a time”(1983). Ben presto viene assunto alla Industrial Light & Magic, azienda di proprietà del famoso regista dove vengono realizzati effetti speciali per film come “La storia infinita” (1984) e “Indiana Jones e il tempio maledetto” (1984). La poetica cinematografica di Fincher ruota attorno al panorama umano tenebroso, ansioso, turbato, con qualche dose di reale pessimismo, sicché anche la fotografia dei suoi film è alquanto disturbante. Lo spettatore viene invitato a scendere nei meandri della psiche umana, penetrando negli angoli più bui e inesplorabili, in una ricerca inesauribile. Paura, angoscia, dubbi, sconforto, sociopatia, incapacità di comunicare e il male di vivere contemporaneo, questi sono i temi cari a David Fincher. È difficile fare una selezione dei capolavori del maestro del cinema: basti ricordare Fight Club che si apre dentro la bocca di un uomo che sta per suicidarsi e L’amore bugiardo – Gone Girl con la presenza di una donna la cui testa viene aperta per rivelarne il mistero.
Il suo primo film come regista risale al 1992, e si tratta di Alien 3 con Sigourney Weaver ma il primo vero successo sul grande schermo riguarda il thriller Seven con la partecipazione di Brad Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey e Gwyneth Paltrow.
Ricordiamo anche The Game (1997), Fight Club (1999), Panic Room (2002), Zodiac (2007), Il curioso caso di Benjamin Button (The Curious Case of Benjamin Button) (2008), The Social Network (2010), Millennium – Uomini che odiano le donne (The Girl with the Dragon Tattoo) (2011), L’amore bugiardo – Gone Girl (Gone Girl) (2014), Mank (2020) con cui ha vinto il premio come miglior regista, il documentario The Beat of the Live Drum (1985) e tanti altri.
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