Francesco Arpino, cantautore, musicista e produttore discografico ha parlato in esclusiva ai microfoni di Miami Vice Radio per raccontare la sua storia musicale e il suo rapporto con i tanti artisti di successo con cui ha collaborato. Cresce ascoltando Elton John, Police, Elvis Costello, The Beatles. L’amore per questi artisti e per la musica anglosassone lo porta verso l’Inghilterra così nel 1998 lascia l’Italia e arriva a Londra dove lavorando al fianco di artisti di calibro internazionale impara e getta le fondamenta della sua musica futura.
Come nasce il tuo rapporto con gli artisti internazionali brit pop?
“Avevo iniziato a lavorare in Inghilterra alla fine degli anni 90 e li mi è capitato di trovarmi in studio con vari artisti, tra cui ho conosciuto Mark Owen. Abbiamo iniziato quindi a scrivere delle cose insieme. Poi ho conosciuto anche l’arrangiatore dei Take That, Marco Sabiu con cui ho lavorato tanto e che poi nel 2005 ha prodotto ‘Panico’, una mia canzone. Da anni poi lavoro con altri artisti, come ad esempio Phil Palmer e Phil Spalding. Tutti musicisti che in carriera hanno collaborato con i Take That. C’è quindi un trade union con loro di vario tipo. Sono tanti i fili che mi legano a loro, e non solo avendo rapporti con tanti altri personaggi della musica Briths”.
Qual è il tuo ricordo più bello di quell’avventura?
“Sicuramente la spensieratezza con cui si facevano le cose, non pensavamo troppo al risultato. In Inghilterra il loro motto è: “se funziona, funziona”. I numeri erano importanti ma erano cose fatte ancora con grande qualità e con semplicità. A dirlo sembra una cosa facile, ma in realtà non lo è. Questo modo di lavorare e quelle sonorità mi sono rimaste dentro e tutt’oggi rigetto nei miei lavori e nelle mie canzoni”.
Come nasci a livello artistico?
“Io ho vissuto due anni in Inghilterra e in quel periodo ho collaborato con tantissimi artisti stranieri. Poi sono tornato in Italia ed ho avuto l’occasione di partecipare al Festiva di Sanremo con una band (Offside) e abbiamo venduto 30 mila copie del nostro disco, e in quel periodo era un numero altissimo. Da lì in poi sono partite una serie di collaborazioni, come ad esempio con Phil Spalding che è il bassista di Robbie Williams e di Elton John, con Phil Palmer che è il chitarrista che lavora con i Dire Straits ed ha lavorato anche con Elton John e Robbie Williams. Nella mia carriera musicale c’è una canzone (“In orbita”) prodotta da Chris Thomas, produttore di Elton John e dei Beatles. Tra i miei tanti lavori, il più importante forse, ed è nato proprio grazie alla mia esperienza londinese, è stata la canzone scritta con il figlio di John Lennon (Sean Lennon) uscita un anno fa che si chiama “Day After Day”. Due anni fa invece ho curato la produzione dei brani inediti di Jeff Buckey e Gary Lucas. Nella mia carriera quindi ho avuto tante collaborazioni internazionali, e molte di queste sono ancora attive”.
In carriera hai collaborato con artisti di ogni genere, chi ti ha impressionato di più?
“Ce ne sono stati diversi, ed è anche difficile sceglierne uno in particolare. Lavorare con Sean Lennon è stato bellissimo, le collaborazioni internazionali che ho avuto sono state tutte di una certa rilevanza. Ad esempio anche Gary Lucas è uno di quei personaggi che mi ha dato tanto a livello di background. Lo stesso Festival di Sanremo è stato un qualcosa di unico. Con la mia band ci siamo divertiti tanto, le nostre canzoni erano in stile brit pop ed anche in italiano. I testi me li scriveva Antonello De Santis, autore tra le tante di “Laura non c’è” ed “Anima mia” per citarne due”.
Negli ultimi anni la musica ’70 ’80 ’90 sta tornando di moda, come ti spieghi tutto questo?
“Era una musica che ha lasciato un grande imprinting nella storia. Oggi si vanno a ricercare quelle sonorità, provando anche a modificarle. Però sono dell’idea che ad oggi sia stato già detto tutto, oggi ci si prova a rifare quel genere di musica lì ma non sempre con grande successo. Negli ultimi vent’anni la musica secondo me è un po’ passata in secondo piano, ormai viene abbinata la musica ad un’immagine e se c’è solo una bella canzone non succede granché. Prima la canzone si reggeva da sola, adesso c’è la necessità di abbinarla ad un’immagine ed un pensiero”.
Adesso quali sono i tuoi progetti?
“Sto lavorando con diversi artisti italiani di cui però non posso ancora fare nomi. Sto preparando anche qualcosa per il prossimo Sanremo e poi ci sarà un mio nuovo progetto in uscita a breve. Sono sempre in studio a lavorare”.
Edoardo Galeani
Miami Vice Radio
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