di Barbara Fabbroni
“La poesia è la pelle del poeta (Alda Merini)”. Una pelle che accarezza l’anima e fa sentire in equilibrio con il tutto poiché “è fuga dall’emozione (Thomas Stearns Eliot). I poeti hanno in sé “uno sguardo vergine sulla realtà (Edoardo Sanguineti)” così attraverso il loro verso la realtà diventa un’equazione completamente differente. Questo accade poiché “la poesia è qualcosa di oscuro che fa luminosa la vita (Pier Paolo Pasolini)”. Che vita sarebbe senza la poesia? Un tempo la poesia era la parola comunicata all’amata, era la freccia emozionale di Cupido che rapiva il cuore dell’altra(o) portandolo verso una destinazione nuova. Lucia Maritato è una giovane poetessa che con i suoi versi racconta il suo mondo accarezzando l’anima di chi legge. La sua narrazione poetica diviene un crocevia tra l’io e tu, dove il noi si distende cercando un approdo. La delicatezza del suo fraseggio ci conduce nell’oltre dove l’emozione ha una voce rassicurante e penetrante.
Raccontaci di te, solo per iniziare a conoscerti?
Mi chiamo Lucia, ho ventitré anni e vivo a Brusciano, provincia di Napoli.
Che cosa fai nella vita?
Sono una studentessa in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli, mi dedico principalmente alla lettura di saggi e romanzi, spaziando con altre forme d’arte come il cinema e il teatro.
Quando hai scritto la tua prima poesia?
Ricordo di aver scritto la mia prima poesia a tredici anni una notte d’estate in cui ero insonne. Presi un foglio, una penna e un’antologia di italiano del Liceo per trovare le parole giuste nelle poesie di autori del passato.
Le poesie cosa sono per te?
Secondo me la poesia è rappresentazione vivida di ciò che succede all’interno o all’esterno di noi, nasce spontaneamente da uno stimolo e si sente impetuosa l’urgenza di tirar fuori i contenuti.
In quali momenti scrivi?
Scrivo nei momenti in cui non scelgo di farlo. Mi capita spesso che, mentre mi occupo di altro, ad un certo punto comincio a produrre un pensiero, a dare forma a un sentimento e le parole cominciano a gironzolare nella mia mente. È nel momento in cui non sopporto che restino nella mia testa che non posso fare altro che scriverle.
Ti va di raccontarci una delle tue poesie?
C’è una poesia a cui tengo particolarmente, scritta in un periodo di crescita che intitolai “Partorirsi da sé’’, in cui mi sentii consapevole che è sempre possibile rinascere e cambiare se è necessario, e non solo, che è possibile rendersi genitori di sé stessi. Solo dopo la stesura scoprii che la poesia inglobava un concetto molto simile a una citazione di Gabriel Garcìa Marquez ne “L’amore ai tempi del colera”: “Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le madri li danno alla luce, ma la vita li costringe a volte a partorirsi da sé”. Era una frase che non ricordavo minimamente, ma che di sicuro avrò letto molti anni fa, probabilmente mi sarà rimasta dentro.
Come si coniuga la tua vita con quella di poetessa?
Per me è molto facile, vivo la scrittura in maniera naturale e senza restrizioni. Non mi definisco una poetessa, semplicemente scrivo poesie.
Hai un poeta a cui ti ispiri?
Penso di essere stata influenzata indirettamente da Francesco Guccini, perchè era il cantante che ascoltavo più spesso in macchina insieme alla mia famiglia. È conosciuto come cantautore, ma per me è e resta un grande poeta.
Hai un passatempo preferito?
Ne sono tanti, ascolto molta musica (forse troppa). Leggo e guardo film.
Quello che non avresti mai voluto fare nella vita?
Se penso al passato, ci sono sicuramente delle cose che oggi non farei, ma la vita è anche questo, non mi resta che accettare ciò che è stato.
E quello che faresti ancora, ancora una volta?
Da bambina ho fatto scuola di danza, crescendo, ho lasciato. Ora continuerei a danzare.
Che cosa fai per rilassarti?
In questo periodo sto scoprendo la bellezza di camminare da sola. È il momento in cui ritaglio il mio tempo, il mio spazio e lascio fluire.
Oggi in questa epoca Social quanto la rete è importante?
La rete è importante, se la si utilizza in maniera coscienziosa. Penso che lo scopo fondamentale della rete sia quello di condividere storie che rispecchino la complessità della realtà, che soprattutto rappresenti l’imperfezione delle nostre vite, per scoprire qualcosa di nuovo di noi, degli altri e per non sentirci isolati rispetto al resto del mondo.
La poesia è ancora letta soprattutto dai giovani?
Sì. Conosco giovani che leggono poesie, che scrivono poesie e mantengono viva l’arte.
I tempi corrono e tu adesso dove sei?
Ho smesso di correre e sto imparando a trovare il mio andamento.
Cogli l’attimo è una frase che ti appartiene?
È una frase che vorrei mi appartenesse.
Progetti?
Mi piacerebbe scrivere un romanzo famigliare.
Dove possiamo leggere le tue poesie?
Le mie poesie sono presenti nel libro dal titolo “Ribut” (edito da Guida Editore) e uscirà a breve.
Ti piacerebbe tornare bambina anche solo per un giorno?
No.
Perché?
Perchè so che tornare indietro sarebbe un’illusione, ma ciò che mi rassicura è che posso ritrovare e ritornare alla mia parte bambina ogni volta che voglio.
Tra dieci anni dove ti vedi?
Non so bene di preciso, ma mi piacerebbe prendermi cura delle persone.
Cinque parole che parlano di te.
Curiosa, esuberante, timida, sensibile, distratta.
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