In ricordo di Marco, vittima dell’ignominia“Sono passati sette anni dalla tragica serata del 17 maggio 2015. Una data macchiata di sangue, quello di Marco Vannini, il giovane vittima di una morte assurda, ferito mentre si trovava in casa della fidanzata per mano del papà di lei, sottufficiale di Marina e spirato alle 3:20 di mattina”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Maritato che spiega: “Abbiamo seguito fin dall’esordio questo caso, non solo per l’assurdità della vicenda – una morte causata dall’omertà della famiglia Ciontoli – ma per i colpi di scena che si sono succeduti, allo scopo di influenzare il verdetto dei giudici, complici tutti i membri della famiglia. Un clan dell’orrore – sottolinea Maritato – in cui ciascuno cercava di coprire l’altro, con il capofamiglia Antonio che ha agito soltanto per biechi interessi di carriera, evitando di dire la verità e ora è condannato con gli altri familiari. Insieme a lui, quella sera c’erano la moglie Maria Pezzillo, Martina fidanzata del povero Marco, suo fratello Federico e la sua fidanzata Viola Giorgini. Sarebbe bastata la richiesta di un soccorso tempestivo per salvare il giovane ma tutto quel gruppo dell’orrore ha preso tempo, per il timore che la verità su quel colpo di pistola nuocesse alla carriera del militare. Un vero film dell’orrore. Per questo, vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà ai genitori di Marco, Marina e Valerio Vannini, vittime anche loro insieme a quel figlio che non aveva altra colpa che trovarsi nel posto sbagliato con persone sbagliate”, chiosa il presidente.
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