Su Cusano Tv i dubbi del giornalista sul delitto di cui è accusato Massimo Bossetti
Una vicenda penosa e divisiva, quella legata all’omicidio di Yara Gambirasio, la ginnasta scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, nel bergamasco. E c’è un unico accusato di quel delitto che ha diviso in Paese, come accade sovente, in colpevolisti e innocentisti. L’argomento ha occupato parte della serata di domenica 24 aprile su Cusano Tv, nella trasmissione “Crimini e criminologia” condotta da Fabio Camillacci sul canale 264 quando, alle 23:30 è intervenuto il giornalista e criminologo Michel Maritato. “Yara non ha avuto, a mio avviso, la giustizia che meritava – ha esordito Maritato – dobbiamo valutare la validità delle prove a carico dell’accusato Massimo Bossetti”. Arrestato il 16 giugno 2014, il carpentiere di Mapello è stato inchiodato dopo tre gradi di giudizio tutti concordi nelle sentenze e rimarrà in carcere a vita se non interverranno nuovi elementi a sua discolpa. “La prova che lo inchioda è il suo Dna ritrovato sul corpo della vittima – ha spiegato Maritato – ma è questa realmente una prova scientifica solida? Nel gennaio 2021 la Cassazione ha disposto il rinvio della decisione sulla superperizia richiesta dalla difesa di Bossetti. C’è da augurarsi che si riesca finalmente ad analizzare di nuovo il materiale genetico che ha condotto al Dna dell’accusato”. Maritato si lancia nella richiesta di riapertura del caso e affida le proprie convinzioni a un documentario inedito trasmesso dalla emittente della Università Cusano. “Per dichiarare Bossetti colpevole – insiste il giornalista – dovremmo disporre del riscontro tra Dna mitocondriale e Dna nucleico. Il materiale preso a prova, dobbiamo ricordarlo, è stato per molto tempo all’aperto, esposto a intemperie varie e mutamenti di clima, come può essere ritenuto prova attendibile? Il caso deve essere assolutamente riaperto, non possiamo restare con dubbi di tale portata”, chiosa Maritato.
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