Il nuovo DPCM emanato dal governo Draghi demanda la responsabilità della chiusura o meno delle scuole di ogni ordine e grado ai governatori delle Regioni.
Il documento indica un limite nel numero di 250 contagiati per 100’000 abitanti (0,25% della popolazione ovvero 1 positivo ogni 400 persone) oltre il quale i governatori possono chiudere le scuole in zona gialla o arancione senza il rischio di vedere impugnate al TAR le loro ordinanze da gruppi “aperturisti” più o meno coscienti di quello che fanno. Sembrerebbe mancare un criterio medico-scientifico che sappia tener conto dello sviluppo della pandemia(!).
Nelle ultime settimane, ad esempio, tutti i virologi avevano avvisato che la “variante inglese” avrebbe portato al doppio o al triplo dei contagi e sarebbe diventata preponderante. Perché allora non fermarsi ben prima di arrivare a 250 positivi ogni 100000 abitanti? A cosa serve far abbassare la curva, allargare le maglie, constatare un peggioramento e poi richiudere?
Un balletto che snerva la popolazione e rende sempre meno sopportabili le giuste ed opportune restrizioni dei contatti per non far diffondere il contagio. Per altro, il riferito criterio di non oltrepassare un rigido numero, si potrebbe prestare a subire “aggiustamenti” dei dati, pur di insistere sotto una certa soglia e lasciare aperte più attività possibile; come già evidenziato a Novembre dal virologo Andrea Crisanti – uno dei pochi ad aver capito la gravità e predetto l’evoluzione della pandemia sin dal suo inizio –“Se tenere aperta o chiudere una Regione diventa un fatto politico (…) è chiaro che ci sono mille modi per aggiustare i dati e stare sotto la soglia”.
(https://www.repubblica.it/cronaca/2020/11/03/news/coronavirus_l_allarme_di_crisanti_le_regi
oni_potrebbero_aggiustare_i_dati_per_restare_aperte_-272866594/). A questo va ad aggiungersi la grave lentezza nella vaccinazione dei cittadini (https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/) che, comunque, è pienamente valida (al 95% ca.) solo dopo il secondo richiamo e dopo alcune settimane, circostanza imprescindibile per chi deve decidere sulle riaperture e sulle restrizioni.
In ultimo, ma non meno importante, l’evidente aumento dei contagi fra gli under 20, che hanno incredibilmente superato come incidenza gli “over 20”, evidenza che non può essere sottovalutata. (https://www.huffingtonpost.it/entry/iss-sale-lincidenza-dei-casi-di-covid-tra-gli-
under-20-a-gennaio-soprasso-sui-piu-adulti_it_603cf7fac5b617a7e40f65c7).
Alcuni ragazzi, purtroppo, manifestano anche forme gravi della malattia a testimoniarlo il decimo caso di ricovero all’Ospedale Meyer
(https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/21_marzo_03/covid-ragazzina-14- anni-ricoverata-meyer-firenze-grave-ce72d258-7c16-11eb-abe9-00d070392cf2.shtml).
Di fronte a questo scenario il CNSS esprime sostegno nei confronti di tutti quei politici responsabili, che ci governano con prudenza (virtù cardinale che consiste nel fare la cosa giusta al momento giusto), ribadendo che dietro i numeri ci sono persone che soffrono e che muoiono (ad un’età che si abbassa costantemente). Si ritiene pertanto che i criteri sulle restrizioni, non andrebbero fissati sulla base di un numero rigido, di gruppi che gridano contro le scuole chiuse o di maggioranze politiche senza una specifica preparazione.
Un necessario senso di responsabilità e un obbligata osservanza dei dati scientifici sono leggi inderogabili in questo momento.
Ed in effetti, laddove ha prevalso il senso di responsabilità, un rigoroso rispetto dei dati scientifici unito al sacrificio della popolazione, si sono conseguiti risultati eccellenti (Sardegna).Oggi, la curva dei contagi e la sua previsione futura, considerata la diffusione delle diverse e
pericolose varianti, richiama l’assunzione di improcrastinabili scelte prudenti rivolte ad evitare il più possibile i contatti, soprattutto in ambiente chiuso.
L’attuale momento emergenziale non consente l’adozione di mezze misure.
In questo momento si reputa necessario sostenere e promuovere tutte quelle misure valide e alternative, come lo smart working, la didattica a distanza, che ci consentono il temporaneo proseguimento di talune attività e al contempo limitano il dilagare dei contagi, soprattutto tra i ragazzi e i bambini. In ultima istanza, si può considerare l’alternativa e legittima decisione di consentire almeno a quelle famiglie, che ne facciano richiesta, di scegliere se mandare i propri figli in presenza oppure far seguire loro da casa le lezioni. E’ senz’altro decisione che spetta ai nostri governanti e poi, localmente ai dirigenti scolastici in collaborazione con i docenti, autorizzare l’utilizzo quotidiano di un modello didattico flessibile, adatto ai nostri tempi ma soprattutto a questa emergenza che appare lungi dal finire. Tale decisione si dovrebbe accompagnare senz’altro all’adozione di imprescindibili e immediati strumenti di welfare per tutte quelle famiglie che, per questioni lavorative o mancanza di dotazioni digitali, non riuscirebbero a seguire l’istruzione dei figli.
Al diritto alla vita spetta una posizione speciale: il suo mancato rispetto è una delle più gravi infrazioni in materia di diritti dell’uomo, posto che, senza protezione del diritto alla vita, il godimento di ogni altro diritto e libertà garantito è illusorio.
Anna Rovito Presidente CNSS
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