I flussi migratori hanno portato con sé persone di origine, religione e lingua diverse, con capacità, abitudini di vita e stato sociale che hanno contribuito a una forte trasformazione culturale e sociale, nonché ad un cambiamento di valori. Non tutti i settori della società tengono sufficientemente conto di questa diversità: uno sguardo autocritico mostra ad esempio che il sistema socio sanitario italiano non si è ancora adeguatamente preparato ad assistere la popolazione migrante.
Il concetto di “salute”, per molto tempo, è stato definito come “assenza di malattie”,”star bene”, cioè non essere malati.
Oggi ci si è resi conto che la salute non può esaurirsi semplicemente nell’assenza di malattie e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sentito il dovere di definire la salute come:“ stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”; questa concezione di salute è stata affermata con forza anche alla Conferenza Internazionale sull‟Assistenza di Base tenutasi ad Alma Ata nel 1978.
L’articolo 32 della Costituzione italiana afferma: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…”
È bene ricordare ancora che l’articolo 3 sottolinea che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
A livello internazionale il diritto alla tutela della salute è garantito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata il 10 dicembre 1948 a New York dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L’articolo 1 afferma: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di Fratellanza”. L’articolo 2 precisa: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.
L’articolo 13, comma 2, puntualizza: “Ogni individuo ha il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”.
La salute come diritto inalienabile degli individui viene inoltre ribadita dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 dove, all’articolo 12, si afferma: ” Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo a godere delle migliori condizioni di salute fisica e mentale che sia in grado di conseguire”. L’aumento della complessità sociale per la presenza di persone appartenenti a diverse culture ed etnie ha evidenziato anche nel nostro paese la necessità di sviluppare una nuova coscienza culturale da parte della professione infermieristica.
Il Codice Deontologico dell‟Infermiere al Capo 1 art. 4 cita: “ L’infermiere presta assistenza secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle condizioni sociali della persona”, questo presuppone da parte degli infermieri una presa di coscienza delle differenze culturali La malattia, quale evento che interferisce con lo svolgersi quotidiano delle attività di vita, fa sorgere delle domande: il paziente vuol conoscere il significato dei segni e dei sintomi e ne ricerca una causa. L‟elaborazione di questo significato investe sicuramente il mondo interiore della persona, ma va anche a ricollegarsi alla concettualizzazione che deriva dalla cultura; ad esempio: la malattia, per la maggior parte dei popoli non occidentali, non si presenta mai come un evento fortuito, ma è segno dell‟incrinarsi di un equilibrio profondo che investe la società e il cosmo. Se non si è in grado di cogliere tali dinamiche, che comportano una nuova visione del mondo e una nuova originale sintesi culturale, risulta difficile comprendere gli elementi culturali che causano incertezze, stress e sfiducia. L’impatto tra culture diverse provoca trasformazioni culturali significative, irrigidimenti, conflitti,
disorientamento da una parte e nuove conoscenze ed esperienze dall’altra, che sono il frutto di vere e proprie operazioni di “mediazione culturale”, che incidono sensibilmente sulle identità culturali. Salute e cultura sono sostanzialmente la stessa realtà; non si può parlare di salute fuori dell’ambito dell’autonomia della propria persona, delle proprie capacità culturali e umane. La salute presuppone un processo di adattamento, esprime la capacità di adattarsi alle modifiche dell’ambiente, di crescere e di invecchiare, di guarire quando si subisce un danno, di soffrire e di attendere più o meno serenamente la morte. La scienza infermieristica ha come suo centro di interesse fondamentale la persona nel suo continuum salute malattia nel senso olistico, avendo come campo applicativo la pratica terapeutica interpersonale che mira a garantire l‟autonomia nella cura di sé e la possibilità di vivere al massimo lo stato di benessere. L‟incontro tra infermiere e paziente è sempre l‟incontro di due universi culturali distinti, anche se entrambi provengono dalla medesima cultura, ed è doveroso per esprimere al meglio la propria professionalità che l‟infermiere capisca i valori, gli usi, le abitudini, la costruzione del senso dell‟altro. Tali principi etici ricordano all‟infermiere il comportamento valoriale da tenere nei confronti di quelle persone provenienti da altre parti del mondo e troppo spesso trattate ingiustamente anche nel loro bisogno di usufruire del diritto alla salute. La crescente mobilità degli individui nei diversi paesi comporta per gli infermieri un aumento di incontri con persone appartenenti a culture diverse facendo così emergere il fenomeno generale della “diversità culturale”; è necessario da parte del professionista il superamento degli atteggiamenti di campanilismo e chiusura, e la presa di coscienza delle differenze culturali, per essere di aiuto a chi esprime bisogni con modalità diverse. Se nelle diverse culture concetti come salute e malattia hanno una molteplice varietà di attributi, valori e significati è necessario che gli infermieri attraverso discipline demoetnoantropolgiche, si dotino di strumenti necessari a fornire un‟assistenza qualitativamente significativa per l‟assistito straniero.
Dott. Milano Michele
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