di Michel Emi Maritato
Difficoltà al Grassi di Ostia e stop ambulatori a Subiaco. Molte le ambulanze ferme a Tor Vergata
Ospedali del Lazio, è una assistenza a singhiozzo quella del post Covid-19 e coloro che dovrebbero guidare la ripresa stentano a ingranare la marcia, tanto da costringere qualche primario a raccomandare l’accesso al pronto soccorso solo in caso di effettiva urgenza. Così, tra la paura dei cittadini ad accostarsi ai nosocomi, che ormai vedono come potenziali focolai di infezione e i timori degli operatori sanitari, non è infrequente il caso di rinuncia alle cure, tanto da far temere a molti esperti altri tipi di pandemie. Patologie cardiologiche, oncologiche, ortopediche, malattie croniche e tanti altri controlli indispensabili hanno lasciato il posto ai timori degli assistiti ad avvicinarsi ad Asl e ospedali. In prima linea il Grassi di Ostia, struttura su cui grava un bacino di utenza di 500mila cittadini destinato a raddoppiare nei mesi estivi. Individuato all’inizio della pandemia come Covid hospital, ha dovuto sperimentare i cosiddetti percorsi separati che attualmente, nonostante abbia cessato la funzione di ricovero per gli affetti dal virus, ancora mantiene. E non mancano le criticità relative a una ripresa tumultuosa dell’attività ordinaria. Troppo hanno pesato le chiusure degli ambulatori di via Federico Paolini, di Casal Bernocchi che assorbiva tutta l’utenza dell’entroterra della Asl Roma 3 e della casa della salute al Sant’Agostino, ancora chiusa e sulla cui riapertura non c’è nessuna sicurezza. Se a ciò si aggiunge la sospensione del servizio di telemedicina, considerato l’eccellenza della struttura, il quadro è complesso. Dopo il lockdown gli accessi in pronto soccorso sono più che raddoppiati: “da una media di 60 visite quotidiane siamo passati a oltre 100”, spiegano alcuni infermieri, che insistono “dovendo rispettare i rigidi protocolli di distanziamento sociale e tutte le altre norme che razionalizzano il nostro lavoro, se le cose non cambiano non riusciremo a reggere l’impatto.” Una situazione insostenibile che si ripete in numerosi altri ospedali della nostra regione. Anche l’Ordine dei Medici di Roma e provincia non ha mancato di far sentire la sua voce attraverso un intervento del presidente Antonio Magi, che in una nota alla Asl Roma 3, che gestisce il Grassi, ha offerto tutta la collaborazione possibile per mitigare le criticità, non ricevendo alcuna risposta dai vertici aziendali e non vedendo accolta nessuna delle proposte avanzate. “Se non si adottano nel più breve tempo possibile misure correttive – sostengono ancora i sanitari – si rischia il cosiddetto effetto rimbalzo, molto temuto dagli addetti ai lavori. Il personale del pronto soccorso, sotto costante stress dal lungo periodo Covid-19, potrebbe gettare la spugna rendendo impossibile la corretta prosecuzione dell’attività istituzionale.” Il discorso non cambia negli ospedali di provincia, anzi. A Subiaco, nella Asl Roma 5, della ripartenza programmata il 3 giugno non c’è ancora traccia. Ambulatori specialistici, radiologia, analisi garantiti soltanto per le emergenze. Nessun controllo, tanto meno la prevenzione. Ci sono malati bloccati da tre mesi e dalla direzione arriva la comunicazione relativa a difficoltà che non hanno consentito l’immediata riapertura delle attività di assistenza, Nulla di consolante, se non l’invio nel nosocomio di tre funzionari a cui è stato affidato l’ingrato compito di riorganizzare il tutto per consentire il riavvio degli ambulatori entro la prossima settimana. Se Subiaco piange, Tor Vergata non ride. Nel policlinico della estrema periferia est di Roma, addirittura si fermano le ambulanze causa restrizione dei posti letto per malati Covid-19. In luogo dei 12 previsti, ne sono stati attivati addirittura 18 causando così gravi disagi per i pazienti in arrivo con il 118. Recuperare l’80 per cento degli spazi prima dedicati alla epidemia non è stato facile ma a mano a mano si sta riuscendo. Contrariamente all’immagine che si vuole accreditare, di una regione pronta a reggere il colpo di una epidemia che con il Lazio è stata, per fortuna ‘benigna’, nella nostra sanità le difficoltà non sono mancate e continuano a palesarsi di giorno in giorno.
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