di Michel Emi Maritato
Due progetti di ristrutturazione e ammodernamento tecnologico al Cto e Sant’Eugenio, Asl Rm 2
Emergenza coronavirus, una battuta d’arresto per le strutture sanitarie italiane. La pressione sugli ospedali, l’impegno dei medici di famiglia, il blocco delle prestazioni per altre patologie, le difficoltà degli operatori, spesso privi degli opportuni dispositivi di protezione, hanno rappresentato un trauma che, nonostante tutto, la nostra sanità ha sopportato in modo stoico. A Roma addirittura, alcune aziende hanno progredito, portando avanti progetti di crescita. Ė il caso di due storici ospedali, appartenenti alla Asl Roma 2: il Cto e il Sant’Eugenio, che grazie a un significativo finanziamento provvederanno entro breve a una significativa ristrutturazione, con un complessivo ridisegno dei servizi. Per il Cto si tratta di un rinnovamento che riconduce l’ospedale della Garbatella alla antica vocazione di centro ortotraumatologico. Nella delibera approvata dalla giunta regionale del Lazio, la numero 861 del 2017 si dà il via alla “Riorganizzazione, adeguamento e messa a norma, ristrutturazione e ammodernamento tecnologico” della struttura, per un importo pari a 3 milioni 740mila euro Iva inclusa, con un 5 per cento a carico dell’ente locale. Il resto proviene da fondi statali stanziati grazie all’articolo 20 della legge 67 del 1988 sull’edilizia sanitaria, di cui è in corso la cosiddetta “terza fase”. Interessate agli interventi, le unità operative di recupero e riabilitazione, terapia intensiva e pronto soccorso. L’intervento contempla la dotazione di arredi e attrezzature. La novità di rilievo per l’ospedale della Garbatella è, come indicato, il ritorno alla vocazione mono specialistica di orto traumatologia – quella per cui nacque nel 1954 insieme agli omologhi di Torino, Firenze e Napoli su input dell’Inail – annunciata in realtà da molti anni, a partire dal 2008 quando per il piano di rientro dal deficit sanitario la struttura iniziò a cambiare volto, rispetto a quello di ospedale polispecialistico quale era diventato alla negli anni Settanta, quando fu creato l’Ente ospedaliero Eur-Garbatella trasformato successivamente in Usl, poi in Asl Roma C, ora Roma 2. La trasformazione non fu indolore. Ritenuto punto di riferimento di un quartiere i cui residenti hanno una età media elevata, ha visto a mano a mano trasferire le principali discipline medico chirurgiche nel non lontano Sant’Eugenio e nel 2011 la proposta di sopprimere il pronto soccorso medico con l’osservazione breve, divenuta concreta con il suo trasferimento a partire dal 15 aprile scorso. Una scelta non ancora metabolizzata dai residenti, che dovranno per forza di cose fruire delle cure in emergenza rivolgendosi al vicino Sant’Eugenio. Il cambiamento, d’altra parte, era nell’aria da tempo, da quando, negli ultimi anni, i lavori di ristrutturazione hanno interessato le sale operatorie e la cosiddetta “Week Surgery”, chirurgia con degenza non superiore ai 5 giorni, più l’installazione di un nuovo apparecchio per la Tac, il tutto con un investimento di 2 milioni. Fiore all’occhiello del nosocomio, la chirurgia della mano, con mirabili ricostruzioni dell’arto e l’Unità spinale unipolare, che accoglie pazienti da tutto il centro-sud Italia. E le migliorie non si fermano nel nosocomio della Garbatella. Sempre in ossequio alla legge 67 del 1988 sull’edilizia sanitaria, anche l’ospedale Sant’Eugenio si rinnova con uno stanziamento di 3 milioni 590mila euro. Il progetto, approvato dalla giunta regionale del Lazio per la “Riorganizzazione, prevede l’adeguamento e messa a norma, ristrutturazione e ammodernamento tecnologico” dell’ospedale dell’Eur. Un intervento che, grazie all’articolo 20 della menzionata legge, ne segue molti altri che hanno apportato agli ospedali del Lazio profonde innovazioni, a cominciare dagli impianti tecnologici da adeguare alle più attuali disposizioni. Lo stanziamento sarà in gran parte a carico dello Stato, soltanto nella misura del 5 per cento di pertinenza regionale. I reparti interessati al restyling sono l’area medica dell’edificio A, l’anatomia patologica e l’endoscopia digestiva del corpo C; con quasi 800mila euro saranno acquistati arredi e attrezzature. Singolare la storia del Sant’Eugenio, noto ai romani un po’ attempati come l’ospedale per i grandi ustionati, in realtà ha origini del tutto diverse. La sua costruzione fu avviata nel 1938, come sede per lo studio della genetica da inaugurare per l’Esposizione Universale di Roma del 1942. La storia andò diversamente, l’edificio venne inizialmente occupato dalle truppe statunitensi, poi utilizzato per scopi amministrativi legati alla ricostruzione e infine ceduto al Pio Istituto di Santo Spirito che dal 1896 si occupava di assistenza ospedaliera. Il progetto iniziale, curato da Gaspare e Luigi Lenzi e Dagoberto Ortensi, prevedeva una pianta pentagonale ispirata a quella di Castel del Monte. Le cinque torri avrebbero richiamato le diverse articolazioni dell’Istituto: le malattie dei bambini, dei lavoratori, delle lavoratrici, le malattie endocrine maschili e femminili ma una torre fu soppressa. Il 9 giugno 1957, grazie ad alcuni medici del policlinico Umberto I, l’ospedale aprì i battenti con l’inaugurazione di Papa Pacelli, attivando nel 1961 il noto reparto ustionati che per anni rimase il polo specializzato di tutto il centro sud Italia. L’edificio sorgeva al centro di una pineta, isolato dalla città; l’approvvigionamento alimentare avveniva grazie alla tenuta del Santo Spirito di Castel di Guido che forniva frutta, verdura, pollame, uova. L’ultimo significativo intervento edilizio, con la realizzazione dei nuovi e moderni edifici, è riferibile al progetto del 1965 dell’architetto Gualtiero Gualtieri. I lavori, iniziati nel 1978 si conclusero nel 1986.
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