A cura di Dario De Fenu
Consiglio regionale straordinario del Lazio: otto ore di maratona oratoria non hanno fugato i troppi dubbi sulla intricata vicenda delle mascherine fantasma ordinate, pagate con congruo anticipo e mai arrivate.
Richiesta dalle opposizioni, l’assise in via della Pisana si è tenuta il 14 maggio e ha visto tra i banchi Nicola Zingaretti, presidente spesso invocato e raramente presente, causa “impegni istituzionali”, che avrebbe dovuto rispondere sulle numerose ombre sollevate da Chiara Colosimo per prima, con una interrogazione del 7 aprile scorso, ripresa da alcune trasmissioni televisive tra cui il programma cult “Le Iene” su Italia 1. Ma, a quanto pare l’ecumenico governatore del Lazio, che ha esordito con i dovuti riconoscimenti al sacrificio del personale sanitario e alla competenza delle cosiddette eccellenze sanitarie, si è lungamente soffermato sugli sforzi fatti dalla Regione, sui risultati ottenuti dalle strutture coinvolte, sulla eccezionalità e le caratteristiche di imponderabilità della epidemia. Poco avrebbe concesso alla trasparenza su quanto avvenuto. La storia, divenuta ormai di dominio pubblico in tutta Italia, inizia con la minuziosa ricerca della consigliera Colosimo tra i provvedimenti assunti dalla Protezione civile, che hanno svelato risvolti sorprendenti. I contorni della vicenda sono ormai universalmente noti. L’ordine di nove milioni circa di mascherine con un esborso di 35 milioni di euro e 14 milioni di anticipo; la provata inaffidabilità della società affidataria, la Eco Tech con 10 mila euro di capitale sociale e una solida esperienza nel campo della illuminazione a led; le garanzie a tutela inesistenti, sopravvenute in seguito all’ordine con una compagnia non autorizzata. Poi il balletto delle revoche, riassegnazioni e ancora revoche. Ce n’era per sollevare quanto meno una denuncia in procura che, puntuale è arrivata, per volontà della stessa rappresentante di Fratelli d’Italia, che il 10 aprile ha dato il via alle indagini dei magistrati. In tutto questo, la Regione Lazio si è dichiarata “parte lesa” e vittima di “qualcuno che ha sbagliato e dovrà pagare”, come più volte ribadito in aula dal governatore del Lazio. Nei fatti, di vittime e parti lese nella regione se ne contano innumerevoli. Secondo il presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia Antonio Magi “Il fenomeno della crescita dei camici bianchi contagiati ha avuto numeri importanti nel Lazio. In tutt’Italia la media, nel periodo del picco dell’epidemia, ha registrato 400 operatori infetti al giorno con picchi giornalieri che hanno raggiunto quota 670 e la mancanza di protezioni adeguate è la causa principale di contagio”. Naturale, a fronte di tali dichiarazioni, la concitazione con cui tra le fila dei rappresentanti regionali si è cercato di correre al più presto ai ripari e che ha visto la Protezione civile in primis e la dirigenza dell’assessorato alla Sanità addetta agli acquisti e alle trattative, incorrere in macroscopici e ripetuti errori. Per questo, oltre all’inchiesta avviata dalla Procura, sono entrati in campo anche l’Enac e la Corte dei conti. Si, perché insieme alla offerta della Eco Tech, a cui si è aderito ad occhi chiusi, anzi bendati, sembra fossero state presentate ulteriori manifestazioni di interesse da parte di società con ben altre credenziali e un prezzo nettamente inferiori.Neanche i toni rassicuranti di Zingaretti, secondo cui “il 15 maggio ci sarebbe stata la riscossione delle polizze per cui è stata chiesta l’escussione” e andrebbe avanti il piano di rientro per la restituzione del maltolto – finora è rientrato solo 1 milione – hanno placato l’ansia dei consiglieri di venire a capo della intricata vicenda. “I buchi oscuri dal momento in cui fu presentata l’interrogazione a oggi sono diventate voragini – ha dichiarato Chiara Colosimo – e dalla Regione non arrivano ancora spiegazioni plausibili”. Sarà sufficiente l’impegno di Zingaretti ad andare a fondo per scoprire i colpevoli? Finora, secondo Colosimo, l’ escussione della polizza non ha portato a nulla in quanto la stessa è incongruente; la restituzione di poco più di un milione, rispetto alla cifra versata fa sorridere per la rappresentante di FdI e le iniziali accuse di diffondere “fake news” agli esponenti del partito, ben impresse perfino sul sito istituzionale della Regione Lazio non si cancellano facilmente. Anche se il presidente è passato da un aggressivo “vi denuncio”, nei confronti delle opposizioni, a un più conciliante “vi ringrazio”, pronunciato in Consiglio, secondo il deputato e coordinatore FdI del Lazio Paolo Trancassini, occorre una commissione d’inchiesta regionale su cui l’assise della Pisana sarebbe favorevole. Il tutto per far luce su una vicenda in cui l’ultima parola spetta alla società Eco Tech, principale protagonista dello scandalo. Ammesso che qualcuno sia ancora disposto a crederci.
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